Resezione colica per cancro
Indice
Definizione
Il cancro del Colon è una patologia neoplastica che colpisce tutto il grosso intestino (colon-retto) dovuta, nella maggior parte dei casi, ad una trasformazione tumorale maligna di polipi della mucosa intestinale. È uno dei tumori a più alta diffusione: tra gli uomini si trova al terzo posto, preceduto da prostata e polmone, con il 14% di tutti i tumori di nuova insorgenza; tra le donne, invece, al secondo posto, preceduto dalla mammella, con il 13%.
Causa
Le cause della malattia non sono state ancora identificate, ma con certezza si può parlare di una influenza ambientale e di una stretta relazione con le abitudini alimentari: abbiamo, infatti, aree geografiche del globo a bassa incidenza di malattia, contrapposte ad altre con altissima e, nel caso di immigrazioni di gruppi di individui, questi tendono ad acquisire l’incidenza di malattia caratteristica della zona. Anche le abitudini alimentari possono essere determinanti nell’insorgenza di tale patologia: è provato che una dieta ricca di grassi animali e povera di fibre è associata spesso ad una maggiore frequenza di malattia tumorale del grosso intestino.
Esistono, poi, alcune situazioni a rischio nelle quali il riscontro di una patologia tumorale (secondo alcuni trasformazione o evoluzione della preesistente malattia) può essere relativamente più elevato, come avviene in alcune malattie dell’intestino (rettocolite ulcerosa, malattia di Crohn, sindrome di Gardner) oppure quando si ha una familiarità per i tumori del colon.
Sintomi
I primi sintomi della malattia non sono particolarmente eclatanti e sono sostanzialmente diversi tra lesioni tumorali del colon destro rispetto a quelle del colon sinistro o del retto: la presenza di sangue occulto nelle feci o la comparsa di dolori addominali vaghi ma persistenti possono essere un primo sintomo di iniziale lesione tumorale del colon destro. Potenzialmente attribuibili al colon sinistro e al retto, invece, le modificazioni nelle abitudini di evacuazione, delle dimensioni del materiale fecale, la presenza di sangue rosso vivo, la sensazione di evacuazione incompleta, il tenesmo (dolore accompagnato allo stimolo frequente e continuo di defecare anche senza materiale fecale in ampolla ‐ causato da una involontaria contrattura dello sfintere anale per stimolo infiammatorio del retto).
Terapia Chirurgica
La presenza eventuale del tumore, specialmente negli stadi iniziali della manifestazione, non rappresenta una condanna: una corretta diagnosi, seguita dalla asportazione chirurgica del cancro e delle strutture coinvolte, è coronata in moltissimi casi da pieno successo e da "libertà da malattia" riscontrata in controlli ultradecennali. In molti casi si può parlare addirittura di intervento radicalmente curativo e di guarigione clinica.
Nel caso di tumore cosiddetto “benigno” (adenomi, papillomi, ecc.) sarà sufficiente l’asportazione semplice del tumore (se possibile anche solo endoscopicamente) seguita da periodici controlli a distanza.
Se il tumore presenta gli aspetti di “malignità” sarà indispensabile asportare, oltre al tumore stesso, parti più o meno estese del viscere (nel caso di lesione nel territorio del colon ascendente e della metà destra del colon trasverso si attuerà una emicolectomia destra, nel caso di una lesione del colon discendente e della metà sinistra del colon trasverso si programmerà una emicolectomia sinistra, ovviamente più o meno allargate al colon trasverso o al retto a seconda della precisa localizzazione), arrivando fino alla colectomia totale (asportazione di tutto il colon). Nello stesso intervento andranno anche asportate tutte quelle strutture (in particolare i linfonodi) e quegli organi eventualmente coinvolti dalla malattia. Questo comportamento è indispensabile per evitare le temibili recidive del tumore e per interrompere ed asportare le vie di diffusione della malattia.
In alcuni casi, anche se oggi più limitati per la sempre maggiore precocità delle diagnosi e per l’affinamento delle tecnologie chirurgiche, potrebbe essere necessario il sacrificio dell’ano e del suo sfintere ed il chirurgo potrebbe vedersi costretto a confezionare un ano artificiale definitivo. In altri casi potrebbe essere necessario confezionare un ano artificiale provvisorio con lo scopo di limitare il transito fecale e proteggere le anastomosi intestinali (si definiscono anastomosi le “cuciture” dell’intestino dopo avere asportato il segmento con il tumore): anche in questo caso il miglioramento delle tecniche ed il ricorso alle cucitrici meccaniche ne hanno ridotto drasticamente l’uso.
Finito il ruolo del chirurgo il paziente dovrà essere seguito da un oncologo che organizzerà controlli a distanza (per scongiurare e segnalare in tempo una ripresa di malattia) ed eventuali cicli di chemioterapia e/o di radioterapia.
Per eseguire questi interventi normalmente noi ci avvaliamo della strumentazione chirurgica più evoluta in base al quadro clinico che abbiamo in esame: spesso eseguiamo l’intervento con le più moderne tecniche laparoscopiche, ovvero inserendo con piccoli forellini (attraverso microincisioni di 5-10 mm) in addome una telecamera ad altissima definizione e gli strumenti chirurgici, altre volte utilizziamo le tecniche robotiche (Da Vinci) con la possibilità di una precisione dei movimenti robot-assistiti e della visualizzazione del campo in 3D, quando è necessario ricorriamo alla chirurgia tradizionale open.
E’ sempre il chirurgo che, in base alla sua esperienza deve decidere la tecnica e la relativa strumentazione per risolvere brillantemente le problematiche in esame.
Rischi dell’intervento chirurgico
I rischi sono legati molto spesso alla diffusione del tumore e alla complessità delle manovre chirurgiche da eseguire per eseguire un intervento radicale eradicando completamente la neoplasia.
In tutti gli interventi il rischio maggiore è legato al sanguinamento sia intra-operatorio che tardivo nel post-intervento: questo spiega la necessità di avere del sangue a disposizione in sala operatoria per far fronte alle eventuali necessità. Spesso il sanguinamento durante l’intervento è inevitabile per “pulire” adeguatamente i vasi se interessati o per asportare i linfonodi (tra le prime vie di diffusione del tumore) che li circondano. Per raggiungere lo scopo qualche volta si possono ledere visceri vicini, nervi o altre strutture nobili. Talvolta, per il coinvolgimento degli sfinteri o per una situazione locale molto complessa si deve eseguire una colostomia (temporanea o definitiva) abboccando il colon alla parete addominale (il temuto sacchetto) anche se, con la tecnologia attuale, il numero dei casi di colostomie definitive sono veramente ridottissimi.